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mercoledì 30 aprile 2014

Sono Vittoria, Sono Io, Malgrado Questo Stato

Vittoria, intervistata da Marco Benanti, spiega come i documenti al maschile siano un ostacolo nella vita di tutti i giorni: quando incontra le forze dell'ordine, all'università, nel tempo libero.


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dal puledro al bambino, intersessuali al margine del sistema


Per gli amanti degli animali la nascita di un piccolo è sicuramente il momento emotivamente più toccante. Nella mia esperienza da veterinaria ho avuto il privilegio di assistere a diverse nascite di puledrini: prima arriva lo scroscio dovuto alla rottura delle acque, poi le contrazioni spingono pian piano il nascituro verso l'esterno. Di li a poco ci sarà un esserino tutto bagnato, accovacciato vicino la madre, pronta a fornire le prime amorevoli cure. Questo è il momento in cui, forse, è per tutti palese che le barriere di specie non sono poi così alte come crediamo: l'empatia tra questamadre e questo figlio non è diversa da quella umana.
Di li a pochi giorni, dapprima traballante, poi stabile e forte, il puledrino sarà pronto per correre attorno la mamma ed esplorare il piccolo recinto, o box, in cui vive, dove resterà per non più di sei mesi perché, poi, dovrà seguire il suo percorso di normale animale da reddito, facendo guadagnare soldi al proprietario correndo o contribuendo al concepimento di nuovi puledri, come stallone o come fattrice. Prima di abbandonare quel box, o recinto, i puledri andranno microchippati e iscritti, come maschi o femmine, all'anagrafe equina.
Nella primavera del 2011, però, succede una cosa insolita: nasce, da una fattrice da trotto, un(a) puledrin@ intersex, ermafrodita, o come lo definirebbe la terminologia medica un DSD, un disordine dello sviluppo sessuale. Il “piccolo DSD”, che non ho avuto purtroppo il piacere di conoscere, me lo immagino simpatico e curioso. Sicuramente fa la stessa vita di qualsiasi puledrin@ della sua età: dorme, si alza in piedi, va a poppare e saltella per il box vocalizzando i suoi primi, timidi, nitriti.
Il “piccolo DSD” è però sfortunato: di tutte le forme di intersessualità che potevano capitargli si è beccato proprio quella più evidente. Osservandolo, anche l'occhio meno esperto avrebbe notato la presenza di quel piccolo pene vicino la vulva.
Posso solo immaginare l'imbarazzo del proprietario, nel chiedere il da farsi al veterinario, mentre il “piccolo DSD” fa la sua grassa poppata, ignaro di quel che sta succedendo al di là dell'inferiata del box: “Come si fa? Lo devo iscrivere come maschio o come femmina?”. Sicuramente il veterinario, l'avrà informato che, quello che ha davanti, non è un soggetto fertile, né da femmina né da maschio, quindi non potrà mai essere né fattrice né stallone. “Non si poteva vedere dall'ecografia questa cosa?”, “Non potevamo liberarci di questo mostro prima che nascesse?”, “Proprio a me doveva capitare questa sfortuna?”, si sarà chiesto il proprietario.
So che, spinto da non so quali intenzioni, il veterinario ha proposto di intervenire chirurgicamente sul povero “piccolo DSD”. Io, però, lo immagino con la bavina alla bocca, mentre pensa alla pubblicazione scientifica che potrebbe fare amputando quell'imbarazzante pene - clitoride, plasmando una femmina normale, dotata di una normale, perfetta, meravigliosa vulva. Subito dopo avrebbe eliminato le gonadi, per evitare qualsiasi influsso ormonale di quel buffo organo, che non né ovaio né testicolo. Lo so, nella sua mente stava già nascendo l'immagine di un semidio, vestito da chirurgo plastico. Infondo un chirurgo plastico che fa, se non nascondere imperfezioni, rendendo più nella norma chi si sente diverso? L'unica differenza tra il nostro improvvisato chirurgo plastico veterinario ed un chirurgo plastico per umani, è che l'ignaro “piccolo DSD”, a differenza di un ipotetico paziente umano, non si sente affatto diverso, anormale, brutto o strano. Salta, annusa il mondo circostante, guarda curioso quel che accade lì attorno. Però potrebbe non qualificarsi alle corse e, sterile, non avrebbe alcun altro possibile utilizzo. Il piccolo “DSD” viene, così, abbattuto.

L'intersessualità, nel mondo animale, non è evento così raro come si può pensare, solo, a differenza di ciò che accade nell'uomo, spesso passa inosservata e registrata come “infertilità” in bovini, ovini ed altri animali da reddito, colpevoli di non compiere il loro mestiere di generatori di figli, e quindi di latte, o perché hanno comportamenti simili a quelli del sesso opposto. Come per il “piccolo DSD”, diventano animali non produttivi e finiscono al macello, senza che l'allevatore si ponga troppe domande.

C'è però una specie animale che, a mio avviso, se la passa peggio di tutte quando si tratta di intersessualità: l'uomo.
I medici, osservando e studiando le persone intersessuali, hanno stilato una lista di diversi casi che portano a, quelli che loro chiamano, disordini dello sviluppo sessuale:

- Mosaicismo cromosomico ( no xx, no xy), 1 su 1.666 nati
- Klinefelter (xxy) 1 su 1.000 nati
- Sindrome da insensibilità agli androgeni (o sindrome di Morris) 1 su 13.000 nati
- Parziale sindrome da insensibilità agli androgeni 1 su 130.000 nati
- Ovotestis (o vero ermafrodita) 1 su 83.000

L'intersessualità, termine che preferisco a “DSD” perché puzza meno di patologia, é una naturale variante sessuale che, noi umani, vogliamo eliminare perché non accettiamo nulla che vada oltre la biblica immagine di un Adamo, maschio virile e di una Eva, femmina fertile.

I dubbi che attanagliavano proprietario e veterinario del “piccolo DSD” sono gli stessi che hanno portato la classe medica ad ideare quel sistema di “normalizzazione - invisibilizzazione” ancora in voga oggi: aborti preventivi di quelle forme di intersessualità diagnosticabili durante la vita fetale ed interventi chirurgici e ormonali su quei neonati che presentano genitali non conformi alla norma, anche se non necessariamente appaiono ambigui.
In Italia siamo, come al solito, ignoranti riguardo certe tematiche e, basandoci su una concezione di sesso e identità di genere estremamente antiquata, ci sentiamo in dovere, di donare la felicità a questi bambini giocando al chirurgo plastico con questi corpicini inermi modificandoli più e più volte. I bambini crescono e gli interventi di normalizzazione - invisibilizzazione dovranno esser ripetuti almeno fino la pubertà.
I nostri medici, ignorando che l'identità di genere, la nostra anima di donna o uomo, non dipende né dal sesso, né dall'educazione impartita, consigliano ai genitori di nascondere tutto al bambino, di non parlare con nessuno dei farmaci che prende e degli interventi chirurgici che ha fatto e farà.
Il bambino crescerà, così, malato, senza sapere di che malattia è portatore e punito per ogni comportamento non congruente al genere imposto dal medico urologo.
“Potrebbe essere cancro?”, “Morirò presto senza questi farmaci?”, “Forse morirò comunque da un giorno all'altro”. Queste sono le domande che si pone un ragazzino intersex, quando comincia a capire di essere in cura per qualcosa di così brutto da non poter esser nominato.
Crescendo, una persona intersex normalizzata al femminile (solo perché chirurgicamente è più semplice) potrebbe sviluppare un'identità di genere maschile, sentirsi uomo, perché questa è la sua natura. Chi glielo spiega, a questo punto, che la legge 164/82 esclude le persone intersessuali dal percorso di adeguamento del sesso?
Chi nasce con atipicità genitali, pur non avendo problemi di alcun tipo, viene messo automaticamente nella categoria “mostri da riparare o nascondere”. I genitori, schiavi di una mentalità che prevede solo vestitini o rosa o blu, non vengono formati per accettare la natura del piccolo ed imparare a crescerlo serenamente ma, convinti da improvvisati medici esperti di intersessualità, finiranno per accettare che il proprio bimbo sia da abortire o, neonato, sia da plagiare, prima nel corpo, poi nella mente.

L'intersessualità è, come il transgenderismo, una malattia creata da una società che non è disposta ad accettare che sesso e genere sono categorie tenute in piedi solo dalle nostre menti stereotipate. Ogni individuo, con il suo modo unico di esprimere sesso, genere ed orientamento sessuale, è una diversa tonalità di colore di un arcobaleno di varianti, che non prevede quelle gabbie in cui costringiamo i diversi da noi per allontanarli dalle nostre paure.



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APPROFONDIMENTI:

Intersex horse found on Ontario farm
http://www.cbc.ca/news/canada/toronto/story/2010/03/28/tor-intersex-horse.html

Hermaphrodite Horses Baffle the Racing Community
http://www.findingdulcinea.com/news/sports/2009/may/Hermaphrodite-Horses-Baffle-the-Racing-Community.html

Laparoscopic Gonadectomy in Two Intersex Warmblood Horses
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0737080611005004

L'invisibilizzazione dell'intersessualità in Italia
www.formazione.unimib.it/DATA/hot/677/balocchi.pdf


L'1,7% delle nascite presenta casi d'intersessualità ed è un dato rilevante
http://affaritaliani.libero.it/Rubriche/cafephilo/arfini2106.html


Pubblicato su: antispecismo.net, blog anguane, intersexioni

Elena: smettiamo di livellare le personalità!

Mi chiamo Elena, sono una ragazza di 24 anni, bisessuale/pansessuale e la mia identità di genere corrisponde al mio sesso biologico, io non sento affatto, per questo o per altri motivi , un distacco, una distanza, con chi si trova a vivere una disforia di genere, piuttosto, una vicinanza, voglia di provare a comprendere. Vorrei che la gente venisse mossa da una sensazione interiore, che spinge forte, in base alla certezza che, questa è una di quelle cose che riguarda tutti noi, a prescindere dall'orientamento sessuale, dal sesso biologico e dall'identità di genere. Si tratta di riconoscere diritti, necessari, per permettere ad altri esseri umani di smettere di sopravvivere e di cominciare finalmente a vivere. Provando, quantomeno ingenuamente, a mettersi nei panni dell'altr*, sentire che qualcosa è necessario fare, sentire che qualcosa è necessario e urgente cambiare. Ho sempre sentito questa chiara "empatia", quando si parlava di disforia di genere, sentivo una spinta di comprensione, sentivo di essere di fronte a un disagio incomunicabile, che, però, mi arrivava forte e chiaro, e, mi stupisco sempre, quando mi rendo conto che non a tutti, purtroppo, arriva questa sensazione che non tutti sono in grado di tenere aperta la comunicazione con l'altr*, quel tipo di comunicazione che ti permette di tenere a mente che è importante accogliere le diversità, anche quando è difficile, faticoso e a volte, persino, doloroso farlo, si tratta di una crescita personale e collettiva, emotiva ed intellettuale, non si possono più permettere ingiustizie simili. Bisogna smettere di mutilare i bambini intersessuali per adattarli ad un binarismo di genere che non consente loro libertà di scelta, smettere di incanalare in stereotipi, preesistenti, l'identità dell'individuo, smettere di livellare e normalizzare tutte le personalità, per adattarle a una società che va cambiata, invece, in base alle necessità di ogni individuo, nel rispetto dell'altr*. Cambiare dati anagrafici come sesso e nome, sui documenti, accedere più facilmente ad un percorso di transizione, permette ad una persona trans* di sentire che la propria identità viene riconosciuta e rispettata. Agiamo contro ogni ingiustizia e preconcetto. Vorrei che cominciassimo a muoverci da subito! Possiamo farlo tutti, indistintamente. La strada è lunga, ma si può cominciare con una piccola firma. Battiamoci perchè possa finalmente essere un diritto sentirsi se stess* e scegliere liberamente per se. L'autodeterminazione è un diritto! (Elena)


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domenica 27 aprile 2014

DIG e DG: Facciamo chiarezza

Il ddl405 prevede venga concesso il cambio anagrafico a chi ne fa domanda al prefetto allegando anche la sola relazione psicodiagnostica, che attesti la presenza di una disforia di genere.

Qualcuno, che forse non è a conoscenza della redazione di un DSM V, pensa che ci si riferisca al "Disturbo dell'identità di genere", termine con il quale era inquadrata la transessualità nel DSM IV.
La quinta versione del manuale diagnostico dei disordini mentali ha rivisto la collocazione non solo della transessualità ma anche di tante altre condizioni prima definite parafilie, eliminandole dalla categoria dei disturbi mentali.

Il preambolo del ddl cita:

Nello stesso manuale (DSM V -ndr) verrà utilizzato unicamente il termine “Disforia di genere” per descrivere lo stress emotivo causato da ‘una marcata incongruenza tra il genere sessuale vissuto/espresso e quello con cui si è nati’. Secondo l’APA, questa scelta consente di eliminare la stigmatizzazione della disforia di genere come malattia mentale, permettendo al contempo di disporre di una categoria diagnostica che faciliti l’accesso all’assistenza medica. In particolare, l’indicazione della disforia di genere rimarrebbe ad indicare unicamente quelle situazioni nelle quali la mancata coincidenza procura stress emotivo alla persona motivandola a chiedere un supporto medico o psicologico per giungere alla modificazione dei propri caratteri sessuali.
[..] Passando all’illustrazione del contenuto della presente legge, l’articolo 1 stabilisce che in attuazione del principio di autodeterminazione e del diritto alla salute, tutelati dalla Costituzione, la legge riconosce il diritto fondamentale della persona che sente di non corrispondere al sesso indicato nell’atto di nascita di poter adeguare la propria identità fisica a quella psichica.

 Il dottor Piero Cantafio, medico psichiatra, intervenuto al convegno "Dialoghi sulla transgenitorialità a Torino" (22/03/2014), ha esposto chiaramente la presa di coscienza dell'APA (American Psychological Association) nel voler depatologizzare la condizione transessuale senza rischiare che questo comporti un pretesto per non garantire più la gratuità degli interventi nei vari stati, difatti, in Italia, la sanità garantisce la gratuità solo quando si dev'essere preservata la vita: una condizione di stress o depressione dovuta all'incongruenza tra in genere vissuto e sentito è riconosciuta dalla nostra sanità come condizione da eliminare per il benessere della persona, cioè equivale a garantire il supporto sanitario alle persone transessuali. Il termine "condizione" ha sostituito il termine "disturbo" e i medici sono chiamati a redigere una relazione diagnostica in cui certificano lo stato di disforia di genere (stress emotivo!) che la persona che hanno davanti dimostra. La condizione transessuale va certificata, come va certificata la condizione di donna incinta, per poter accedere al servizio sanitario e per poter richiedere il cambio anagrafico.

Attualmente, ricordo, tale certificazione è necessaria per poter accedere alla terapia ormonale e deve essere presentata al giudice che sentenzierà sul nostro diritto al cambio anagrafico, il quale certificherà anche la nostra avvenuta o probabile sterilità.


Link APA.org Being transgender is being acknowledged as "part of the human condition," (lore m. dickey, PhD)




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Intervista a Laura Caruso

Laura Caruso, intervistata da Irene Serini, ci racconta della situazione attuale delle persone transessuali ed intersessuali e delle novità che il ddl405 porterebbe








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Giulia: il corpo è uno strumento che deve suonare la musica che hai dentro

"Il mio contatto indiretto con l' universo della transessualità e dell'intersessualità è avvenuto prima e purtroppo attraverso i mezzi comuni di comunicazione, con una visione distorta della prima e completamente assente della seconda. Poi sono arrivata all' università, dove ho potuto finalmente avere un contatto diretto con una ragazza transessuale compagna di facoltà di un mio amico e con il barista sempre transessuale del pub che frequentavamo. Nel primo caso la transizione era già avvenuta, nel secondo ne ho potuto seguire tutte le tappe. Io posso solo dire che la percezione che avevo di questo ragazzo nato femmina all'inizio del suo percorso era quella di una profonda disarmonia. Come se il suo cuore ed il suo cervello suonassero all' unisono un' unica musica, ma il suo corpo gli impedisse di farla uscire, come se fosse un ostacolo alla sua libera espressione. Pian piano che nel corso del tempo avanzava la transizione, fu incredibile vedere come tutto si armonizzava, quanto lo "strumento" corpo fosse sempre più adeguato a suonare la musica che aveva dentro. Per interesse personale nel voler conoscere quanti più universi dell'umanità di cui faccio parte e con il profondo desiderio di avere i mezzi per comprenderli e viverci in armonia, mi sono informata anche su questo, con la profonda convinzione che non è necessario viverle direttamente le esperienze per poterle capire poichè siamo tutti esseri umani ed è impossibile non "entrare" nell'altr* , e nel mio caso in particolare, non mi è difficile capire dal momento in cui ho vissuto seppur con obiettivi diversi tutta la mia vita in difesa della mia identità, so cosa vuol dire sentirla esplodere dentro, così chiara, forte e definita. So cosa vuol dire cercare di respingere le barriere che la società, a partire dalla tua famiglia pone per non farla trabordare, difendersi contro i tentativi di modificarla, fare sacrifici immani per sostenerla, e, a volte, lottare anche contro me stessa per rimanere salda nella mia autenticità. Ecco, come posso io allora tollerare che persone in cui percepisco il mio stesso dolore, che hanno vissuto il mio stesso percorso di ricerca dell'autenticità con tutto quello che comporta, possano essere ostacolate in questo??? Possano non essere libere di lasciare il fiume in piena??? E' per questo che appoggio la petizione, perchè venga tutelato il diritto alla libertà di ESSERE, che vengano abbattuti i muri che impediscono alle persone transessuali ed intersessuali di VIVERE praticamente. Perchè so bene che, seppure non è tempo sprecato, quello speso per lottare è tempo tolto ad una vita serena. Trovo squallido per una società civile restare ancorati a leggi (sunto della cultura e del sentire comune) vecchie e retrograde" (Giulia)


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giovedì 24 aprile 2014

la legge attuale non è più adeguata.

Dai commenti alla petizione:

La legge 164/82 fu una grande e faticosa conquista che all'epoca portò l'Italia all'avanguardia per il riconoscimento della situazione giuridica delle persone transessuali. Questa legge tuttavia ormai da molti anni non è più adeguata a garantire dignità, diritti ed eguaglianza nella vita sociale e nel lavoro e peraltro nulla dice rispetto a un necessario divieto di interventi mutilativi su neonati intersessuali. Riteniamo pertanto urgente che il DdL S 405 a firma del Senatore Lo Giudice, che soddisfa molte delle condizioni per le quali ci battiamo da anni, sia posto al piu' presto in discussione e rapidamente approvato (Associazione Radicale Certi Diritti)


 cliccando "sostengono la petizione", sotto l'intestazione del blog, troverete la lista delle associazioni e collettivi che sostengono la nostra petizione. Sei socio di un'associazione o fai parte di un collettivo? Scrivi a disegnodilegge405@gmail.com per aggiungerti alla lista!

mercoledì 23 aprile 2014

Milena e Christian a radio città del capo

Un altro genere è possibile, la campagna del MitMilena e Christian, volti della campagna "un altro genere è possibile*" parlano della condizione transessuale a radio città del capo

"Milena all’anagrafe è registrata come Francesco, Cristian come Beatrice. Per lo Stato e la burocrazia italiana sono incasellati in un “sesso” in cui non si riconoscono più, con tutto quello che ne consegue. “Dobbiamo costantemente giustificare la nostra condizione – spiega Cristian – addirittura una volta ho rischiato di essere portato in questura perché il carabiniere che mi aveva fermato non credeva alle mie spiegazioni. Sono stato costretto a farmi scrivere una lettera dalla psicologa per dimostrare il mio percorso di transizione”. Racconta Milena: “Sono sei anni che nella società mi presento come Milena  e ho già raggiunto il mio equilibrio e benessere psico fisico, eppure con la legge attuale non posso ottenere il cambio di sesso anagrafico perché non voglio sottopormi ad un’intervento chirurgico di demolizione. 
Aspettando una nuova legge Milena ha avviato una causa presso il Tribunale di Modena* per ottenere una sentenza che autorizzi il cambiamento di nome e sesso senza il passaggio dalla sala operatoria.





* L’identità sessuale è un diritto e non può essere condizionato dalla chirurgia. Ecco perchè pensiamo sia urgente che venga approvata una nuova legge. Esiste già una proposta per la quale ci batteremo politicamente. Nel frattempo, se questo Parlamento non legifererà noi proporremo cause in ogni Tribunale d’Italia per ottenere, così come è già avvenuto a Roma, sentenze che autorizzano il cambiamento del sesso e del nome anche senza l’intervento chirurgico. PIÙ INFO

Mi permetto di aggiungere alle parole di Milena e Christian che il disegno di legge 405 permetterebbe di superare questa "idea" dell'equilibrio psico - fisico come punto da raggiungere per il cambio anagrafico, oltre che eliminare l'obbligo di interventi mutilanti e sterilizzanti. Spesso la discrepanza tra l'identità vissuta e quella scritta sui documenti è il motivo per cui non si trova lavoro, si viene esclusi o autoesclusi dalla vita sociale o si abbandonano gli studi. Noi non vogliamo  sentenze con su scritto che abbiamo raggiunto un adeguato equilibrio, quindi possiamo cambiare generalità. Noi vogliamo poter scegliere autonomamente quando presentarci socialmente e a pieno titolo con la nuova identità, senza giudizio alcuno. AUTODETERMINARSI nella propria identità è un elemento fondamentale per la propria sicurezza e per la propria tranquillità, che non può che contribuire in modo importante al raggiungimento di un adeguato equilibrio psico - fisico. Come può un fattore che determina l'equilibrio essere concesso solo ad equilibrio raggiunto?

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La sovversione del nome

La sovversione del nome, di Egon Botteghi, Tratto da antispecismo.net

nomeNel libro della Genesi si racconta di come un dio “plasmò dal suolo ogni sorta di bestia selvatica e tutte gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo [inteso proprio come maschio, perchè la donna verrà creata tre versetti più avanti] per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato gli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche...” (Genesi, 19-20).
Se non fosse che questo dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza, che lo crea maschio e femmina e che lo pone a dominare “sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” (idem), potrebbe essere un simpatico mito sulla nascita del linguaggio umano, anche se mi domando come mai, all'inizio del mondo, prima ancora dei nomi, questo dio desse già la distinzione tra animali domestici e selvatici.
Purtroppo invece la questione della nominazione umana si fonde subito con quella della dominazione della nostra specie sulle altre (ed anche intraspecifica, perchè anche la donna viene condotta all'uomo, come prima di lei gli animali).
D'altra parte questo potrebbe essere anche un bisogno coevo all'essere umano, quello di prendere, di  afferrare e portare a sé (siamo raccoglitori): con le nostri mani prensili subiamo il fascino del manipolare, con il nostro linguaggio cerchiamo di afferrare e dominare il mondo.
Alcune scimmie hanno la coda prensile e si attaccano agli alberi, altre scimmie hanno il linguaggio prensile e si attaccano alle parole.
I nomi potrebbero essere una sorta di pollice opponibile, che esercita una stretta da cui è difficile divincolarsi.
“Nomina sunt omina”, i nomi sono destini, dicevano i latini, a cui dobbiamo tanta parte della nostra tradizione patriarcale.
Nel nostro diritto, il nome che sta ad identificare una persona, è formato da un prenome (o, ancor peggio, nome di battesimo) e dal cognome, detto anche nome patronimico, perchè è il Nome del Padre (chissà se prima o poi riusciremo ad avere anche noi una legge paritaria tra uomini e donne per il cognome dei figli).
L'articolo sei del Codice Civile (Libro primo, “delle persone e della Famiglia”, Titolo primo, “delle persone fisiche”) recita: “ogni persona ha diritto al nome che le è attribuito per legge. Nel nome si comprendono il prenome e il cognome. Non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati”.
Il nome quindi è un diritto-dovere, una cosa che ti viene concesso e da cui non puoi liberarti mai più, a meno di non essere una persona a “statuto speciale” come me.
Io, infatti, come persona transessuale posso chiedere, con i modi previsti dalla legge, la rettifica del nome anagrafico, perchè nel mio caso, la nominazione ha fallito quella presunta presa sulla realtà, c'è stato uno scivolamento nel non previsto e si è dovuto correre ai ripari.
Questo riparo è la legge 164, del 1982, ottenuta con grandi lotte da parte delle transessuali del tempo.
Però questa rettifica io la pagherò cara, in tutti i sensi.
Mi presenterò, con il mio avvocato, davanti ad un giudice del tribunale della mia città, il quale interpreterà la norma a disposizione come avviene ormai da trent'anni nella stragrande maggioranza dei casi, accertandosi cioè della mia avvenuta sterilizzazione. Le mie ovaie in cambio di un nome che mi rappresenti.
Ed io sono anche “fortunato”: il mio avvocato è prima di tutto un amico dai tempi del liceo, che mi ha accompagnato e sostenuto; per reddito ho avuto accesso al gratuito patrocinio ed, essendo la falloplastica un' operazione dagli esiti troppo incerti, il giudice si acconteterà che io lasci solo le gonadi sul tavolo operatorio (anche se ci sono alcuni giudici in Italia che continuano a pretendere la falloplastica per dare la rettifica anagrafica, il che è un assurdo, dal momento che la falloplastica è un'operazione ancora sperimentale). Se fossi una mtf dovrei invece sottopormi alla vaginoplastica che, al contrario di quello che si può pensare, continua ad essere un' operazione che va incontro a molte problematiche (necrosi del clitoride, stenosi, o peggio, coartazione della vagina). [1]
Per questo è importantissimo che qualcosa si stia muovendo, che ci sia un disegno di legge, il 405, che aspetta di essere calendarizzato e discusso, che trasformerebbe questa rinominazione per le persone transessuali in un procedimento amministrativo, senza più dovere ricorrere a giudizi, sentenze, operazioni e mutilazioni. Per questo sarebbe importante sostenere la petizione che chiede la calendarizzazione di questa proposta di legge  http://goo.gl/BFjLxD.
Il nome è una gabbia così legata al dominio che l'idea stessa di poterlo cambiare, di poterne uscire, crea una vertigine, una scossa elettrica, un volo nella libertà inaspettata.
A volte, quando penso che mi accingo a cambiare il nome che i miei genitori mi hanno imposto, il cuore balza alla gola, sento come se il terreno si negasse ai miei piedi, c'è qualcosa che sembrava incredibile che sta invece avvenendo. Sembra la sovversione di tutte le cose, l'impossibile che si fa possibile.
La mia realtà si decompone e si ricompone, altrove. E' come un salto quantico.
Eppure ho realizzato di non essere la sola persona in famiglia che ha avuto dei cambi di nome, ed il pensiero mi sorprende per la similitudine e per la diversità delle situazioni coinvolte.
Ho sempre conosciuto mia nonna materna come “nonna Olga”. Ho scoperto quando lei era già anziana che in realtà si chiamava Angela.
Suo padre, il mio bisnonno, era un comunista convinto, di quelli che non prese mai la tessera del partito fascista, nonostante l'olio di ricino.
Quando nacquero le sue due figlie, intorno agli anni venti del secolo scorso, lui le volle chiamare Olga ed Irene.
Essendo due nomi russi era allora vietato dalla legge, cosicchè mia nonna visse come Olga per tutt* tranne che per lo stato italiano, dove era Angela.
Sua figlia, e mia madre, ha una vicenda contraria.
Tutt*, me compreso, credevamo si chiamasse Lyda.
Figurarsi la sorpresa quando rivelò, io ero già adulto, che il suo vero nome, quello con cui l'avevano “battezzata” era Anna Carla.
Non so per quale vicenda del destino, mi sembra che questa Lyda fosse una persona che venne a mancare, la cominciarono a chiamare così da bambina, finchè lei non volle riappropriarsi del suo nome anagrafico, in un tentativo di riappropriarsi di sé stessa e delle sua vita.
Quanta gente ancora mi chiede: “Ma prima come ti chiamavi?”
No, non è una domanda appropriata da rivolgere ad una persona transessuale: non c'è un prima ed un dopo, c'è la persona che ti sta ora di fronte e che ti ha già detto come si chiama.
Il nome non racchiude nessuna essenza intima della persona, come sapeva bene anche Giulietta, non c'è bisogno che si sappia.
La libertà di scegliersi il nome è però grande. Ci si può decidere, ci si può autonominare.
Ripenso a quell'intenso personaggio che è Europa, nel film “Mater Natura”, quella che, quando racconta che le hanno staccato la luce, dice “E fa niente, Ch'ammo a fa? Noi esistevamo prima della corrente elettrica e indipendentemente dalla corrente elettrica continueremo ad esistere ancora” (Mater Natura, di Massimo Andrei, 2005).
Nel suo asilo improvvisato, nei quartieri spagnoli di Napoli, questa persona gender non conforming, lascia che i bambini scelgano come farsi chiamare, scelta che viene rispettata da tutta la piccola comunità, aprendo uno sconfinato spazio di libertà e di autodeterminazione in mezzo ad uno squallore quotidiano.
Vorrei che questa libertà fosse lasciata anche agli animali altro da umani, che hanno il diritto di non essere chiamati in nessun modo, perchè non è con i nostri nomi che vengono alla realtà.


[1] Per approfondire questo punto vedi anche http://www.intersexioni.it/il-corpo-e-mio-e-me-lo-gestisco-io-quanto-noi-transessuali-sappiamo-sulle-operazioni-di-riassegnazione-del-sesso/

lunedì 21 aprile 2014

solo una coperta a riparare il corpo e le grida mute negli occhi umiliati della paziente

Dal giornale online 21° secolo:
 
Migliorano le condizioni di salute di Pina, la persona trans ricoverata al San Giovanni Bosco di Napoli per un ictus, lo hanno appena annunciato i medici che la seguono. Dovrà ancora superare un lungo periodo di riabilitazione e per questo verrà a giorni spostata in una struttura adeguata. [..] Pina, ricoverata in una reparto maschile e già negata nella sua identità di genere per un documento non conforme a essa, paralizzata, non del tutto cosciente e non in grado di parlare, veniva completamente denudata davanti a quattro uomini presenti nella stanza. Un’immagine ancora impressa nella mente di chi si è occupata di denunciare immediatamente l’accaduto, dopo aver fatto da paravento con una coperta per riparare il corpo e le grida mute negli occhi umiliati della paziente. Una foto lanciata in web e la notizia fa il giro d’Italia diventando un caso politico: il Deputato di SEL Alessandro Zan chiede un’interrogazione ministeriale.


Sono indispensabili dunque azioni per la corretta interpretazione della L. 164, nell’attesa di una nuova e attesissima legge che invece garantirebbe a tutti l’autodeterminazione non violenta e rispettosa dei diritti della persona, e cioè la possibilità di potersi identificare secondo le proprie necessità senza l’obbligo dell’intervento e secondo procedure semplificate, con ricorso al prefetto e non più al giudice. Una legge che risponderebbe alla necessità crescente e non minore, rispetto a chi decide per un percorso chirurgico consapevole delle persone trans. 

Leggi l'articolo completo

Anche per questo vi invito a firmare la petizione che ho lanciato:  http://goo.gl/BFjLxD

domenica 20 aprile 2014

viviamo in un medioevo mentale senza speranza



Barbara X, scrittrice* parla di omotransfobia in un'interessante intervista. Barbara vive grazie ai suoi libri, che vi invito a leggere. In una società che fatica a dare lavoro a persone come noi, non ci resta che la determinazione a farci resistere convivendo e contrastando la società che ci vorrebbe ai margini.


Le leggi dello stato dovrebbero servire anche a cambiare la società, a renderla inclusiva e ad abbracciare tutte le diversità. Anche per questo vi invito a firmare la petizione che ho lanciato:  http://goo.gl/BFjLxD



* E' un'idea che ho avuto nell'estate del 2011, per aiutarmi, e sono riuscita a realizzare queste cinque autoproduzioni raccogliendo il materiale ideato e composto nell'arco di più di mezza vita. I DIY RESISTANCE (do it yourself resistance) sono la materializzazione di un'utopia. Significano scrivere senza essere soggetti ad alcuna legge. I DIY RESISTANCE sono i libri fuori dal mercato, i miei libri, sono letteratura veramente libera e antagonista, autoprodotta e autogestita, che rifugge per ovvie ragioni l’ignominia autoritaria dell’industria culturale. Le pagine dei DIY RESISTANCE sono in carta ecologica riciclata al 100% e sbiancata senza cloro.

Alexia: supporto per i genitori di neonati intersex

Dai commenti alla petizione:
Non è solo uno scandalo chiedere alle persone di adeguarsi entro un rigorosissimo bimorfismo sessuale coercitivo, è anche vergognoso che per quanto riguarda le situazioni di intersessualità, all'interno delle strutture ospedaliere, non si trovino figure adeguate a supportare psicologicamente dei genitori fondamentalmente impreparati (Alexia).

Purtroppo quel che dice Alexia è una realtà: I medici sono spesso impreparati a gestire i bambini (e gli adulti) con condizioni di intersessualità. Usano parole come patologia, deviazione, problema. Mettono i genitori in stato d'allarme con parole come decidere, intervenire, correggere. Non esistono figure formate, che possano assistere i genitori, che possano sostenerli, che possano aiutarli. 

Il ddl405 prevede lo stop alle chirurgie correttive su neonati nati con condizioni di intersessualità, ma prevede anche formazione per il personale sanitario: i genitori hanno il diritto di proteggere i propri figli, hanno il diritto di essere informati ed aiutati per poterlo fare nel migliore dei modi.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

Da: Diario di un ragazzo trans FtM



Quel che racconta Andrea è il quotidiano di tutte le persone transessuali. Andrea è molto positivo quando parla di due anni per poter cambiare i documenti, in realtà ne passano almeno 5 o 6: servono un'istanza per autorizzare il chirurgo ad operare, poi bisogna iscriversi ad una lista d'attesa per potersi sottoporre all'intervento (iscrizione possibile solo quando la sentenza è passata in giudicato!). Successivamente bisogna tornare dal giudice che deve controllare che l'operazione sia stata effettivamente eseguita e, solo a quel punto, il giudice dispone il cambio di documenti, cosa che poi dipende dai tempi della pubblica amministrazione (c'è chi ha dovuto aspettare anche più di un anno tra la seconda sentenza e il cambio effettivo dei documenti). 
Le sentenze senza l'operazione chirurgica di sterilizzazione che cita Andrea, ad oggi, sono almeno 5. Ma in ognuna di esse è sottolineata l'impossibilità di procreare dovuta alla terapia ormonale (vedi Scambieresti i tuoi documenti con la possibilità di procreare?)

Il ddl405 decreterebbe la possibilità di cambiare i dati anagrafici con un rapido procedimento amministrativo, indipendente da qualsiasi sentenza ed intervento chirurgico. Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

venerdì 18 aprile 2014

UniCT, bilancio a fine campagna di sensibilizzazione



Vittoria ha concluso il suo tour nell'università catanese per sensibilizzare chi frequenta l'ateneo riguardo la nostra campagna. In questo video e nell'intervista che segue ci racconta come è andata.

Meglio omofobi che progressisti. Questo, in estrema sintesi, il ritratto degli universitari intervistati su questioni relative all’orientamento sessuale e l’identità di genere. A condurre il sondaggio Vittoria, giovane studentessa e attivista per i diritti transgender. «Non è cattiveria, ma sono ignoranti». Una condizione che, purtroppo, porta ad aspetti da non sottovalutare: «La violenza nasce dall’ignoranza»
«Gli adulti mi sono sembrati più aperti, mentre ho trovato un’arretratezza incredibile nelle opinioni dei ragazzi. Un paradosso». Vittoria, studentessa laureanda del dipartimento di Studi umanistici etneo e attivista per i diritti transgender, sta conducendo in queste settimane una campagna di sensibilizzazione per sostenere la possibilità di modificare le informazioni sui documenti ufficiali. Nel suo tour tra i dipartimenti etnei – per il momento ha visitato quelli del centro, la prossima settimana toccherà alla Cittadella – ha intervistato circa cento studenti, chiedendo le definizioni di orientamento sessuale e identità di genere. «Solo un ragazzo, di Economia, ha risposto correttamente. Molti non sapevano nemmeno di cosa stessimo parlando», racconta.
Quelle fornite dai giovani dell’ateneo catanese sono risposte «bigotte», che sembrano mostrare confusione in questioni affrontate a volte con cipiglio da moralizzatori. «Ho chiesto a un ragazzo se fosse favorevole al matrimonio gay e mi ha risposto di essere contrario perché la Chiesa non lo permette. Per provocarlo, gli ho chiesto se faccia sesso». Alla risposta affermativa, con conferma di relativo uso di contraccettivi, la spiegazione riportata da Vittoria lascia perplessi. «Mi ha detto: “So che non posso resistere, ma poi me ne pento”».
Dopo la sua campagna, alcuni degli studenti che avevano promesso di firmare la petizione online lanciata dalla toscana Michela Angelini hanno in effetti mantenuto il proposito. Nel suo sondaggio – condotto a titolo personale, ma sostenuto dal gruppo Queer as Unict e da Arcigay Catania - la studentessa ha sentito il parere anche di docenti e di persone al di fuori del mondo accademico. E molto spesso le loro posizioni sono sembrate meno rigide di quelle dei più giovani. Assieme alla petizione relativa ai documenti, la studentessa porta avanti una proposta per un doppio libretto universitario, uno con nome e genere anagrafici e l’altro modificato. «Qualcuno mi ha anche domandato per quale motivo chiedessi dei privilegi non concessi agli etero», racconta Vittoria ancora infastidita. «Non è cattiveria – analizza – ma sono ignoranti». Una condizione che, purtroppo, porta ad aspetti da non sottovalutare. «La violenza nasce dall’ignoranza».
Un tema talmente naturale, quello relativo alla sessualità, che dovrebbe essere maggiormente conosciuto, spiega la studentessa che proprio tra i suoi colleghi pensava di trovare più apertura. «Si avvicinano timorosi, hanno paura di essere giudicati, temono il giudizio degli altri». Meglio passare per omofobi che per progressisti, dunque. «Ma bisogna essere aperti a tutti i diritti umani», conclude Vittoria con un sospiro non di rassegnazione.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

Isabella: vogliamo una vita serena, libera e realizzata

Ho firmato perché:

Che nessuno sia discriminato!
La testimonianza diretta e toccante di Michela Angelini rivela degli aspetti che investono tutta l'esistenza di una persona. Siamo esseri umani, tutti indistintamente, e vogliamo una vita serena, libera e realizzata. Per questo diritto imprescindibile firmo la petizione. (Isabella)


L'idea di far partire questa petizione è nata proprio dopo la messa in onda della puntata de "i dieci comandamenti" che ha parlato di noi e di percorso di transizione in modo estremamente facile e comprensibile, al punto che non c'è stata una voce in dissenso, né riportata a noi nésui canali rai dove si poteva commentare la puntata, che volesse criticare qualcosa. Mi sono detta: la gente è più avanti della politica, è la politica che deve cambiare e tutti devono poterlo urlare. Così l'idea di questa petizione, ogni firma arriva a decine di parlamentari, alcuni dei quali hanno speso parole a favore di questa pdl durante la campagna elettorale, alcune di loro deputate per ruolo istituzionale a doversi esprimere per far si che questo ddl arrivi in discussione.

Dobbiamo farci sentire! Fate video, intervistate gente, fate un selfie con un bel cartello che dica cosa ne pensate: mettiamoci la faccia! inviate il materiale a disegnodilegge405@gmail.com e lo pubblicheremo sul sito!


Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

Steven: Il giudice che non sa ma giudica

Ho firmato perché:

perché ho dovuto fare il percorso di transizione come tanti, con avvocato e richieste di autorizzazione su questioni di cui il giudice non sapeva NULLA.
Steven



Come vi sentireste ad essere giudicati da qualcuno che non ha mai letto di casi simili sui libri, non ha mai visto una sentenza  come quella che dovrebbe scrivervi e, magari, nella sua testa la persona transessuale è solo un cumulo di stereotipi negativi che, inevitabilmente, lo rendono transfobico?

Ad oggi nessun procedimento giudiziario ha avuto come esito un rifiuto in tutti i tre gradi di giudizio, però capita che i tempi si allunghino all'infinito, che servano ricorsi o che si debbano spendere cifre astronomiche solo per avere un nome che ci rappresenti su un pezzo di carta.

Per questo vogliamo che il giudice venga sostituito da un semplice procedimento amministrativo. A noi basta un timbro con una firma, al giudice serve capire e giudicare e, spesso, il peso della sua ignoranza in materia cade sulle nostre spalle. 

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

giovedì 17 aprile 2014

Ho firmato perché.. credo nell'autodeterminazione

Perché sono la mamma di un piccino con diversa differenziazione sessuale e credo nella autodeterminazione...
(Serena)

Sono felice, perché questa mamma ha preferito dare il potere di scegliere al bimbo, sono felice perché, anche grazie alla nostra campagna, questi genitori si sentiranno sempre meno soli

Segnalo a tutti e tutte che intersexioni ha attivo un punto informativo sulle questioni intersex/dsd, uno sportello virtuale di prima accoglienza tramite web o telefono e lavora per creare una rete di contatti tra persone direttamente interessate (intersex/dsd), loro familiari e amici, studiose/i, attivisti e operatori socio-sanitari.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

mercoledì 16 aprile 2014

Nicole Braida parla di Intersessualità

Nicole Braida, compagna del collettivo intersexioni, parla di  intersessualità ad Oltre Le Differenze ~ Il mondo lgbtq su Antenna Radio Esse





Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

Barbara: modalità similari a quelle applicate dal partito nazista

Dai commenti alla petizione:

la legge sul cambio di sesso deve dare un'alternativa di vita migliore, offrendo anche la possibilità di una conversione chirurgica se è essenziale per il benessere vitale del singolo individuo come sua libera scelta, non obbligando di fatto ad una automutilazione di Stato per ottenere un cambio a livello anagrafico. Una pratica burocratica non può essere associata d'obbligo ad una pratica chirurgica nelle modalità similari a quelle applicate dal partito Nazista in Germania all'epoca della Seconda Guerra Mondiale (Barbara)

Le persone che oggi chiamiamo transessuali (termine coniato nel 1949) per il regime nazista erano omosessuali incurabili, vite indegne di essere vissute, persone utili solo ad esperimenti atroci. Il regime nazista, ma non fu l'unico, tentò di guarire l'omosessualità con massicce dosi di testosterone, con l'elettroshock, con la lobotomia, provocando la morte di quasi tutti i pazienti. Quando andava bene i "pazienti" venivano solo sterilizzati, per evitare potessero propagare i loro geni di sicura orgine non ariana*.
Dobbiamo aspettare il 1966, quando  Harry Benjamin dichiara che l'unico modo per guarire quel disagio che oggi chiamiamo disforia di genere è adattare il corpo alla psiche. Il Italia abbiamo dovuto aspettare fino all'82 per veder legalizzata la possibilità di cambio del sesso anagrafico e qualche anno in più per avere l'adeguata assistenza sanitaria. Resta una cosa comune ai tre periodi storici citati: c'è sempre stato qualcuno che ha dovuto dare un nome alla nostra condizione e l'ha normata come credeva. Oggi chiediamo il rispetto del diritto di autodeterminazione sui nostri corpi, oggi chiediamo di decidere della nostra identità e che la nostra identità venga riconosciuta quando lo chiediamo, e non dopo aver reso il nostro corpo sterile e gradevole per qualche autorità.



Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

*c'è solo un'altra comunità che condivide con noi una storia altrettanto triste: la comunità rom. Il regime nazista sosteneva che l'eccessivo meticciamento di questa popolazione (che era comunque ariana!) provocasse comportamenti antisociali e, in virtù di questo, doveva essere eliminata. La sterilizzazione forzata delle persone di etnia romanì è stata portata avanti (e viene ancor oggi perpetuata e riproposta) da più stati, al pari di quanto è successo e succede per la comunità transessuale.

martedì 15 aprile 2014

Hiras, cerimoniere, intoccabili, oggi protette dallo stato.

In India le persone Hijras che nei testi antichi sono considerate come il risultato della parità tra le forze generatrici del padre e della madre, sono cerimoniere alle celebrazioni che si tengono per la nascita di un figlio maschio, per augurargli virilità e, di conseguenza, la capacità di continuare la sua stirpe. Le Hijras sono anche considerate ad un livello sociale inferiore anche ai comuni intoccabili, persone da lasciare in pace perché in grado di invocare maledizioni, persone che vivono assieme in case di proprietà comune, dove creano parentele fittizie, persone cui è quasi sempre negato l'accesso al mondo del lavoro e alla partecipazione sociale.

In risposta alla petizione presentata da Laxmi Narayan Tripathi, oggi, la Corte Suprema indiana ha istituito l'esistenza del Terzo Genere e ha raccomandato al governo centrale di includere le persone transessuali al gruppo delle OBCs, caste arretrate, minoranze e gruppi sociali svantaggiati, per i quali gli Stati sono tenuti a riservare quote nel sistema educativo e negli impieghi statali. Inoltre, il tribunale ha esortato i legislatori a fornire alle persone transessuali l'assistenza igienico-sanitaria e a diffondere campagne nazionali di informazione allo scopo di eradicare l'emarginazione sociale sofferta dalla categoria (LINK).

La situazione italiana è diversa, il binarismo di genere ha di fatto eradicato quelle persone transgender che avevano una loro nicchia nella società, come i femminielli napoletani e, di fatto, oggi socialmente esistono solo due generi: uomo e donna. Quel che chiediamo con la nostra petizione è di poter scegliere, senza doverci sottoporre al giudizio di alcun tribunale, di essere riconosciut* e legittimat* dallo stato nell'identità sociale di uomo o donna che ogni giorno viviamo.  L'India ha avuto il buon senso di capire che occorre mettere in atto politiche di inclusione sociale e lavorativa per una categoria di persone che porta sulle spalle secoli di pregiudizio. Riuscirà anche il governo italiano ad aver la stessa sensibilità?

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD


*Nella foto Laxmi Narayan Tripathi, hijra, attivista per i diritti transgender

Donna in un corpo da uomo lotto per la mia vera identità - La Sicilia

"La sofferenza quotidiana di Vittoria, in questo momento è quello di essere apostrofata al maschile dal docente che la chiama per l'esame, o l'imbarazzo alle Poste, al momento di ritirare una raccomandata o in qualunque luogo («e fate caso a quanto vi capita spesso», dice) sia necessario esibire un documento di riconoscimento. E c'è la vergogna di doversi mettere nella fila "sbagliata" quando si va a votare. «E quella di cercare un alloggio per studentesse e sentirsi rispondere che devi andare con i maschi».Insomma, l'imbarazzo di essere, al massimo, un «travestito». «Una volta - racconta - il poliziotto di una Volante mi ha fermato di proposito per commentare, dopo avere preteso i documenti, che "la sua estetica non combacia con il suo nome", minacciando di portarmi in Questura; un'altra volta, in centro, dei bulli mi dileggiavano e un vigile urbano poco lontano al quale ho chiesto aiuto, con un sorrisetto si è rifiutato di intervenire». Ma Vittoria va avanti. Ha cominciato un volantinaggio nella sua, come in altre facoltà per sensibilizzare chi incontra sulla petizione e ha intenzione di continuare la sua opera nelle strade del centro. «E mi sto accorgendo - dice - che le persone, fortunatamente, sono più avanti della politica che risulta ostile di fatto verso i transgender. Perché non sono mai stati trattati e approvati i disegni di legge per modificare quella normativa?».

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD
Ma la sofferenza quotidiana di Vittoria, in questo momento è quello di essere apostrofata al maschile dal docente che la chiama per l'esame, o l'imbarazzo alle Poste, al momento di ritirare una raccomandata o in qualunque luogo («e fate caso a quanto vi capita spesso», dice) sia necessario esibire un documento di riconoscimento. E c'è la vergogna di doversi mettere nella fila "sbagliata" quando si va a votare. «E quella di cercare un alloggio per studentesse e sentirsi rispondere che devi andare con i maschi».

Insomma, l'imbarazzo di essere, al massimo, un «travestito». «Una volta - racconta - il poliziotto di una Volante mi ha fermato di proposito per commentare, dopo avere preteso i documenti, che "la sua estetica non combacia con il suo nome", minacciando di portarmi in Questura; un'altra volta, in centro, dei bulli mi dileggiavano e un vigile urbano poco lontano al quale ho chiesto aiuto, con un sorrisetto si è rifiutato di intervenire».

Ma Vittoria va avanti. Ha cominciato un volantinaggio nella sua, come in altre facoltà per sensibilizzare chi incontra sulla petizione e ha intenzione di continuare la sua opera nelle strade del centro. «E mi sto accorgendo - dice - che le persone, fortunatamente, sono più avanti della politica che risulta ostile di fatto verso i transgender. Perché non sono mai stati trattati e approvati i disegni di legge per modificare quella normativa?». - See more at: http://www.lasicilia.it/index.php?id=115818/sicilia/%ABdonna-in-un-corpo-da-uomo-lotto-per-la-mia-vera-identita%BB&template=lasiciliait#sthash.JV4rBfEA.dpuf

Fabio Morici: dannatamente e finalmente vivo

Condivido un estratto di un post di "le cose cambiano" e il video di Fabio Morici, "attore e autore e, di certo, non veterosessuale".

L'identità è un concetto sfuggente. In evoluzione o involuzione. Può arricchirsi o impoverirsi. Occorre una quantità enorme di anni per costruirsene una. C'è chi ci mette una vita intera. Comunque, presto o tardi, arriva un momento in cui l'identità si può dire formata. Diventiamo chi siamo. Nel bene e nel male. È come se avessimo messo una bandierina. Una sorta di punto di non ritorno. Volendo poi possiamo continuare a cambiare, crescere ed evolverci ancora. O di nuovo involverci. Ma una volta che sei te stesso, non puoi più tornare a non esserlo. Tutto il resto della vita lo affronterai da te. L'identità diverrà la bussola per il resto delle tue scelte, azioni, errori, successi.
Tutti hanno diritto a raggiungere se stessi. Tutti hanno diritto a diventare chi sono. Poter compiere questo cammino è un diritto della persona. Di conseguenza, impedire a qualcuno di raggiungere il proprio sé è un crimine contro la persona.





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lunedì 14 aprile 2014

Buon Compleanno 164, sperando sia l'ultimo.

Oggi è il 32° compleanno della legge 164/82, ma non voglio festeggiare una legge che vorremmo vedere abrogata in favore di una migliore e al passo con i tempi. 

Voglio celebrare un movimento trans che, pur di almeno 50 volte inferiore in numero a quello d'oggi, negli anni '80 riuscì a far rispettare a questo stesso stato quel che loro pretendevano: il riconoscimento come donne, perché a quei tempi ci si operava all'estero e in Italia si era fuori legge.
La 164, legge sanatoria, legge nata perché ormai era un dato di fatto che ci fossero donne nate maschio, operate, che non potevano più essere ignorate, ha risposto all'esigenza che delle donne transessuali manifestavano nel 1982 e ha permesso alle persone transessuali di inserirsi nella società.

La storia si ripete. Oggi ci sono anche gli uomini transessuali, per i quali l'intervento di RCS (rettifica chirurgica del sesso) è un terno al lotto (ma spesso lo è anche per le MtF). Ci sono almeno 5 persone che in Italia vivono senza essersi operate, ma che hanno già ottenuto il cambio anagrafico, c'è l'ordinanza n. 14329/2013, in cui la Corte di Cassazione ritiene sia sospetto di incostituzionalità l'automatico scioglimento del matrimonio quando uno dei due coniugi cambi sesso, oggi sappiamo che mutilare genitali di bambini nati con genitali atipici (intersessuali) significa plagiarli nell'anima.  Oggi c'è il disegno di legge 405.

Oggi ci siamo noi, noi che urliamo NO ai tribunali e SI all'autodeterminazione.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

venerdì 11 aprile 2014

Würdest du deine Dokumente mit der Möglichkeit des Zeugens eintauschen?



"Trans people are the only group in Europe who are prescribed by law to go through sterilization" (R. Kohler, TGEU).

Mit Urteil 412/2013 des Gerichts von Siena sind es nun vier transsexuelle Personen (MtF), welche die anagrafische Änderung ohne chirurgischen Eingriff erhalten haben. Beim römischen Gericht bereits im Jahr 1997, wo der Eingriff aufgrund der gesundheitlichen Situation des Anforderers ausgeschlossen wurde; weitere Fälle auch im Jahr 2011. So bekam auch eine Person im Jahr 2013 vor dem Gericht in Rovereto ihr Recht.

In einer Eskalation der "Aufrichtigkeit" finden wir in den oben genannten Urteilen folgende Aussagen:

"es werden die Auswirkungen der feminilisierenden Hormontherapie (vom Anfragenden seit 2003 ausgeführt) auf die Möglichkeit des Zeugens des männlichen Geschlechtsteils beschrieben, welche äussert reduziert sind." (Nr.5896/2011 Gericht Rom)

"seit 2009 praktiziert derselbe feminilisierende Hormontherapie, welche eine Änderung in seinem Aussehen bestimmt (und die Mögliche Nullstellung seines Befruchtungspotenzials)" (Nr. 194/2013 Gericht Rovereto)

"In Folge der Homonbehandlung ist die Fähigkeit des Zeugens, welche die Notwendigkeit eines anatomischen Eingriffs erfordert hätte, nicht mehr gegeben. So bestätigt vom technischen Beauftragten (CTU) des Gerichts" (Nr. 412/2013 Gericht Siena)

Gleichzeitig, in einem analogen Verfahren vor einem anderen Gericht ist eine Entscheidungsfindung im Stillstand, gerade wegen der Zweifel an der Irreversibilität des Zustands der Sterilität. Oblgeich es genügen würde einen Suchmotor zu befragen und um folgendes zu finden:

"The alterations concerned both the germ cells and the Sertoli cells. The germ cells appeared altered right from the 1st stages of spermatogenesis; spermatogonia and spermatocytes suffered notable alterations to both the cytoplasm and nucleus. Their morphology also appeared altered in that they were smaller and flattened when compared to controls. The spermatids had vacuolesed cytoplasm and they were often polynucleated with acrosomes in contact with 2 or more nuclei at the same time. This phenomenon leads one of think that there has been a change in meiosis with a consequent arrest of cytodieresis. The polynucleated spermatids are destined to total degeneration. The Sertoli cells for the most part showed extensive phagocytosis with regard to the germ cells which were degenerating. Some Sertoli cells, however, show considerable cytoplasmic alterations. Therefore the cyproterone acetate acts directly both on the Sertoli cells and germ cells and causes a blocking of the spermatogenic activity as seen by the scarce quantity of spermatozoa found in the lumen of the seminiferous tubules" (Link)."

Wir sind steril (oder sterilisiert, da das Medikament für die Transition unter jenen ist, die die größten Schäden im Hoden anrichten). Daran ist nichts zu ändern. Aber warum MÜSSEN WIR STERIL SEIN, DAMIT WIR DOKUMENTE BEKOMMEN?

Wir sind wahrscheinlich gleich steril, wie alle jene Personen, die dasselbe Medikament nehmen um die prostatische Hyperplasie zu reduzieren: dafür ist es erfunden worden... oder wie jene Personen, die sich Radiotherapie oder Chemiotherapie unterziehen.

Im Normalfall lassen sie uns bei Beginn der Therapie eine Bewilligung unterschreiben. Diese besagt "wisse, dass du wahrscheinlich steril wirst". In den anderen, oben genannten Fällen hingegen, wird die Möglichkeit hervorgehoben, daß Keimzellen beibehalten werden können. In der Praxis wird uns das aber nie gefragt, wisst ihr warum?

"Dank" Gesetz 40, über die medizinisch unterstützte Zeugung, dürfen unsere Keimzellen nach der anagrafischen Korrektur nicht mehr verwendet werden. Die obgenannten MtF hätten Samen aufbewahrt, wenn sie dann anagrafisch Frauen werden, dürfen diese Keimzellen nur mit einer anderen Person als männlichen Geschlechts verwendet werden, da die unterstützte Fortpflanzung für homosexuelle Paare nicht vorgesehen ist. Eine transsexuelle Frau in Beziehung mit einer biologischen Frau sind, sobald der anagrafische Wechsel stattgefunden hat, defacto ein homosexuelles Paar. Ja, nach dem anagrafischen Wechsel, das ist hervorzuheben. Vorher, solange die Dokumente noch auf "Mann" ausgestellt sind, könnte die hypothetische transsexuelle Frau noch den eigenen Samen im Zuge einer medizinisch unterstützten Fortpflanzung für die Partnerin verwenden, da auf gesetzlicher Ebene noch ein heterosexuelles Paar.

Gleicher Körper, anderes Dokument.
Wenn du das Dokument änderst, musst du, nebst der Möglichkeit einer Ehe, auch auf die Möglichkeit des Zeugens verzichten!

Wie viele transsexuelle Personen ist S. ein "genitore rainbow", ein Regenbogen-Elternteil, mit Kind aus vorhergehender heterosexueller Beziehung, und dies ungeachtet des transfobischen Systems dem wir ausgesetzt sind.


Unterschreibe die Petition!  http://goo.gl/BFjLxD


Trans people forced to be sterilized across Europe Trans people forced to be sterilized across Europe
- Trans people forced to be sterilized across Europe - Council of Europe tells 29 member countries coerced sterilization of transgender people is a major human rights abuse, urges action

 
Thanks to Georg Grauzone for translation!

giovedì 10 aprile 2014

se la coppia non scoppia

Con ordinanza n. 14329/2013, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la legge n. 164 del 1982 sia sospetta di illegittimità costituzionale nella parte in cui prevedrebbe lo scioglimento automatico del matrimonio in caso di mutamento di sesso di uno dei coniugi. Il “divorzio imposto” ai coniugi contro la loro volontà configura «una compressione del tutto sproporzionata dei diritti della persona legati alla sfera relazionale intersoggettiva».
«le scelte appartenenti alla sfera emotiva ed affettiva costituiscono il fondamento dell’autodeterminazione» (Articolo29).


Il disegno di legge 405 prevede che lo scioglimento del matrimonio non sia automatico al momento del cambio anagrafico delle generalità del coniuge che transiziona.

Attualmente il coniuge transessuale è libero di compiere il percorso di adeguamento di genere, intervento di riassegnazione chirurgica compreso, ma non di chiedere il cambio anagrafico di sesso e nome, perché questo comporterebbe, appunto, lo sciogliemento del matrimonio. Scioglimento non significa annullamento, ma divorzio forzato. In caso la coppia volesse comunque separarsi non cambierebbe assolutamente nulla, ma cambierebbe molto per quelle coppie che vogliono continuare il loro felice matrimonio.



Firma la petizione  http://goo.gl/BFjLxD

mercoledì 9 aprile 2014

Chi si può sposare e chi viene separato per forza

Con questo comunicato oggi in Italia viene registrato il primo matrimonio gay:

"Il tribunale di Grosseto rileva che in presenza di una forma corretta, in mancanza di espressi impedimenti ed in mancanza di violazione dell’ordine pubblico internazionale, si impone nella specie la trascrizione del matrimonio come richiesto dall’articolo 65 della legge n. 218 del 1995, per cui “hanno effetto in Italia i provvedimenti stranieri relativi alla … esistenza di rapporti di famiglia di diritti … purché non siano contrarie all’ordine pubblico”, con la precisazione da parte del tribunale toscano che la trascrizione «non ha natura costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido".

Giusto e dovuto. Nessuna norma lo vieta.. ai gay nati tali. Per noi Transessuali è diverso: attualmente una coppia nata come eterosessuale, in cui uno dei due coniugi cambia sesso viene sciolta anche contro il volere dei coniugi stessi. Per questo motivo ci sono persone transessuali che non richiedono il cambio anagrafico, perché significherebbe la fine dell'unione matrimoniale. 



Il ddl405 cancellerebbe questa norma ingiusta. Perché è giusto che i matrimoni gay siano legalmente riconosciuti (e forse ci siamo!) ma anche che chi stava insieme da etero possa stare assieme da gay.



Firma la petizione  http://goo.gl/BFjLxD