Articolo pubblicato su oggimedia.it da M. Daniela Basile
Vittoria ha ventitré anni, lunghi capelli rossi e studia Comunicazione. «Attualmente
sono l’unica studentessa transessuale dichiarata a Catania e vivo ogni
giorno i problemi legati a ignoranza, pregiudizio e quelli provocati da
una legislazione inadeguata». Vittoria è nata in un corpo maschile e fin dall’infanzia sapeva che non le apparteneva. «Dopo aver preso la maturità, ho finalmente intrapreso il mio percorso di transizione».
«Abbiamo seguito quattro transgender nel percorso chirurgico del cambio di sesso, due di queste siero positive – racconta il professor Luciano Nigro, presidente regionale dell’LILA – Lega italiana per la lotta contro l’Aids – i
tempi di risposta del giudice non sono lunghi e le spese mediche sono
coperte dall’Asl. È però assurdo che per accedere all’iter bisogna
chiedere il permesso ad un giudice – inoltre – non tutte le persone transessuali vogliono sostenere l’operazione, e molte vivono tutta la vita senza farlo».
Nei paesi dell’Unione europea le persone transgender che non si sono sottoposte a operazioni si stima siano un milione e mezzo. Regno
Unito, Spagna, Portogallo, Germania, Austria sono paesi nei quali il
riconoscimento giuridico dell’identità di genere non dipende
dall’intervento demolitivo e ricostruttivo dei genitali, rispondendo così al pronunciamento 2003 della Corte europea dei diritti umani.
In Italia la legge proposta del senatore Sergio Lo Giudice (PD)
interverrebbe proprio su questo punto, il cambio anagrafico del sesso
diventerebbe competenza del prefetto che, ricevuta la richiesta
accompagnata da certificazione medica di disforia di genere,
autorizzerebbe, entro 30 giorni, la modifica dei documenti.
Svincolandola così dall’intervento chirurgico.
«Stiamo conducendo una campagna di raccolta firme che sostiene la proposta di legge 405» spiega Vittoria che, insieme al collettivo studentesco Queer as unict, nato nell’ottobre 2013, invita a firmare su change.org la petizione lanciata da Michela Angelini.
«Oltre ai problemi burocratici, ci sono quelli culturali – racconta Demetra, ventiduenne iscritta a Medicina – Mi
sorprende incontrare studenti omosessuali che ci seguono attentamente
sui social network, ma che preferiscono scriverci in privato piuttosto
che commentare i post pubblicamente. C’è ancora un forte senso di
solitudine e timore».
Solitudine che il gruppo Queer as unict, di cui Vittoria fa parte, sta cercando di spazzare con leggerezza e coraggio, esempio ne è la campagna di sensibilizzazione “Scatta l’uguaglianza. La tua faccia contro il pregiudizio”. «Ci siamo detti, perché aspettare il 17 maggio, la giornata contro l’omofobia?».
«Lo
stereotipo che più di ogni altro va eliminato dal sentire comune è
quello: transessuale uguale prostituta. Sono una giovane studentessa
come tutte le altre, non mi sono mai prostituita, non ho mai pensato di
farlo e mai lo farò. Sogno una storia d’amore come tutte le mie coetanee» conclude sorridendo Vittoria.
Leggi sul sito
Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD
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