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domenica 27 aprile 2014

DIG e DG: Facciamo chiarezza

Il ddl405 prevede venga concesso il cambio anagrafico a chi ne fa domanda al prefetto allegando anche la sola relazione psicodiagnostica, che attesti la presenza di una disforia di genere.

Qualcuno, che forse non è a conoscenza della redazione di un DSM V, pensa che ci si riferisca al "Disturbo dell'identità di genere", termine con il quale era inquadrata la transessualità nel DSM IV.
La quinta versione del manuale diagnostico dei disordini mentali ha rivisto la collocazione non solo della transessualità ma anche di tante altre condizioni prima definite parafilie, eliminandole dalla categoria dei disturbi mentali.

Il preambolo del ddl cita:

Nello stesso manuale (DSM V -ndr) verrà utilizzato unicamente il termine “Disforia di genere” per descrivere lo stress emotivo causato da ‘una marcata incongruenza tra il genere sessuale vissuto/espresso e quello con cui si è nati’. Secondo l’APA, questa scelta consente di eliminare la stigmatizzazione della disforia di genere come malattia mentale, permettendo al contempo di disporre di una categoria diagnostica che faciliti l’accesso all’assistenza medica. In particolare, l’indicazione della disforia di genere rimarrebbe ad indicare unicamente quelle situazioni nelle quali la mancata coincidenza procura stress emotivo alla persona motivandola a chiedere un supporto medico o psicologico per giungere alla modificazione dei propri caratteri sessuali.
[..] Passando all’illustrazione del contenuto della presente legge, l’articolo 1 stabilisce che in attuazione del principio di autodeterminazione e del diritto alla salute, tutelati dalla Costituzione, la legge riconosce il diritto fondamentale della persona che sente di non corrispondere al sesso indicato nell’atto di nascita di poter adeguare la propria identità fisica a quella psichica.

 Il dottor Piero Cantafio, medico psichiatra, intervenuto al convegno "Dialoghi sulla transgenitorialità a Torino" (22/03/2014), ha esposto chiaramente la presa di coscienza dell'APA (American Psychological Association) nel voler depatologizzare la condizione transessuale senza rischiare che questo comporti un pretesto per non garantire più la gratuità degli interventi nei vari stati, difatti, in Italia, la sanità garantisce la gratuità solo quando si dev'essere preservata la vita: una condizione di stress o depressione dovuta all'incongruenza tra in genere vissuto e sentito è riconosciuta dalla nostra sanità come condizione da eliminare per il benessere della persona, cioè equivale a garantire il supporto sanitario alle persone transessuali. Il termine "condizione" ha sostituito il termine "disturbo" e i medici sono chiamati a redigere una relazione diagnostica in cui certificano lo stato di disforia di genere (stress emotivo!) che la persona che hanno davanti dimostra. La condizione transessuale va certificata, come va certificata la condizione di donna incinta, per poter accedere al servizio sanitario e per poter richiedere il cambio anagrafico.

Attualmente, ricordo, tale certificazione è necessaria per poter accedere alla terapia ormonale e deve essere presentata al giudice che sentenzierà sul nostro diritto al cambio anagrafico, il quale certificherà anche la nostra avvenuta o probabile sterilità.


Link APA.org Being transgender is being acknowledged as "part of the human condition," (lore m. dickey, PhD)




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